QUEL BRICCONE DI HERMES-MERCURIO

Lug 6, 2013 by

 mercurio

 Mercurio di Giovanni Antonio Burrini Bologna 1656-1727

“Un re ha assolutamente bisogno di qualcuno che lo tenga informato di cosa sta succedendo nel suo regno e di un messaggero per comunicare la sua volontà; ha bisogno di sapere che aria tira e su quali alleati può contare”

 Hermes, Mercurio per i Romani, è un Dio greco raffigurato nell’iconografia classica come un giovane adolescente, un “puer aeternus”. Ha le alucce ai piedi, che rappresentano la sua velocità e la sua destrezza fisica e in una mano stringe il Caduceo, una verga alata con due serpenti attorcigliati, che Apollo gli ha consegnato per conferirgli la funzione di mediatore e messaggero tra gli Dei e gli uomini.

La storia che segue racconta la nascita di Hermes-Mercurio e le sue prodezze di neonato precoce. La raccontiamo convinte che la mitologia sia il supporto migliore per comprendere meglio le dinamiche di un simbolo planetario, così importante e complesso, come Mercurio. Ogni pianeta nell’oroscopo è un archetipo, una divinità che evochiamo dentro di noi, che rappresenta qualità innate che dobbiamo accrescere e migliorare. Mercurio è uno strumento dell’intelletto molto raffinato: è l’impulso e la capacità di pensare, concettualizzare, assimilare, collegare e mediare,  dare e ricevere informazioni e dare valore alle nostre esperienze.

E’ la rapidità intellettiva, distaccata e neutra, che il Sole usa per orientarsi e diventare consapevole, non c’è sentimento né emozione, solo l’Io Solare che si rapporta con il mondo esterno. Per questo, nonostante sappia afferrare velocemente le informazioni che più interessano l’Io Sole, non è possibile valutare il grado intellettivo di una persona solo osservando il suo Mercurio nel tema di nascita. L’interesse sul quale una persona dirigerà la sua attenzione e l’ambito nel quale impiegherà di preferenza la funzione della sua mente, saranno evidenti attraverso il segno, la casa e gli aspetti dinamici con gli altri pianeti.

Sostanzialmente Mercurio è neutro, è uno strumento molto simile a un computer nel quale s’immettono dei dati. Per raggiungere una sua definizione ha bisogno della collaborazione della Luna, che con la memoria e con il sentimento, lo aiuta a trattenere e a rendere profonde le sue informazioni, del ragionamento logico e raziocinante di Saturno per consolidarle, e perfino di Urano e di Nettuno, affinché siano aperte al cambiamento e orientate verso nuove e più lontane prospettive. Anche Giove, nonostante sia complementare, ha la sua importanza: a lui spetta il compito di dare un significato alla notevole massa di “input” che Mercurio utilizza per distinguere un oggetto o un’idea tra i tanti che assimila, e di integrarle in esperienze che amplifichino comprensione e sapere.

Le simbologie astrologiche legate al pianeta, oltre a quelle già menzionate, sono tante: la precocità, il passaggio dall’infanzia alla giovinezza, la mobilità, la destrezza, il calcolo, la velocità, la furbizia, ogni tipo di comunicazione verbale o scritta, l’umorismo, il distacco dai sentimenti, la voglia di curiosare, la poca sincerità, il senso degli affari, l’abilità commerciale negli scambi, l’adattabilità, la critica, i fratelli, i figli, i consanguinei ……… tutte racchiuse nel mito.

 Il mito di Hermes

Hermes nasce in una caverna in Arcadia, è il frutto di una tresca amorosa tra l’infedele Giove e la ninfa dalle trecce stupende Maia, e si capisce subito che è un neonato molto precoce.
Narra Omero, nel quarto Inno, che solo poche ore dopo la nascita è già in movimento. E’ un neonato vivace, è curioso ed ha la mente sveglia. Nella sua prima giornata di vita, subito manifesta la sua inquietudine e la sua inventiva: scioglie le fasce, lascia la culla e si avventura fuori dalla caverna, per godersi la luce del sole. Appena uscito, scorge una tartaruga che si muove lentamente, la prende, la rigira, cerca di capire cosa sia, e all’improvviso gli viene in mente un’idea geniale su cosa farne! La uccide, e dopo aver ricoperto il guscio con pelle di bue, armeggia con le sue abili mani fino a costruire il primo rudimentale strumento a corde: la lira!

E quando l’ebbe costruito, reggendo l’amabile giocattolo col plettro ne saggiò le corde,
una dopo l’altra: quella sotto la sua mano diede un suono prodigioso,
e il dio lo seguiva col suo dolce canto cimentandosi nell’improvvisare …

Mercurio e la Lira

Nonostante però il giovane cantautore strimpellasse una musica tanto dolce che solo a  sentirla infondeva gioia, si annoia di nuovo e pensa già a un’altra grande impresa, anche perché, pur essendo immortale, ora avverte la fame e desidera mangiare. Esce nuovamente e si dirige sui monti della Pieria, dove pascolano le mucche di suo fratello Apollo, il dio del Sole. Forse l’intento primario è di placare la fame, ma come unire l’utile al dilettevole? Facendo uno scherzo ad Apollo, niente di grave per carità per una simpatica canaglia come lui, che ha sempre voglia di giocare e non si pone  problemi di coscienza etica.

Un detto un fatto, gli ruba ben cinquanta giovenche e siccome è anche molto furbo, per mascherare il furto le fa camminare a zoccoli invertiti, davanti dietro e dietro davanti, costruendo per sé, con tamerici e rami di mirto, sandali ingegnosi, perfetti per coprire le sue orme. Procacciato il cibo, con le mani sfrega un ramo d’alloro in uno di melograno, e all’improvviso produce un soffio caldo: Hermes è il primo a scoprire il fuoco e ora può arrostire le giovenche rubate. Non le mangia tutte nonostante sia affamato, divide la carne in dodici parti e, con moto di autentica generosità, sacrifica agli Dei una parte del suo bottino. Nasconde poi le altre giovenche e, al calar della notte, decide di ritornare a casa…….

Ermes, curvandosi, entrò dalla  serratura come brezza, come nebbia.
Difilato giunse nell’intimo della grotta, a passo lieve, senza far rumore.
E subito saltò nella culla, con le spalle fasciate da bimbino,
con una coperta sulle ginocchia, nella sinistra la tartarughina.

 ……la madre appena lo scorge, rimprovera quel diavolino spudorato, lui ascolta in silenzio e alla fine con fermezza dichiara che non intende più accettare la loro condizione di vita così modesta né che alcuno gli dica come comportarsi, lui ha scelto già la sua strada, sarà il patrono di tutti i ladri.

Segue l’arrivo di Apollo che, scoperto il furto, intende farsi restituire il maltolto e smascherare il piccolo ladro. Ed è proprio a questo punto che Hermes dà il meglio di sé: nega tutto e fa il finto ingenuo, si dichiara del tutto innocente, addirittura giura sulla testa del padre di essere completamente all’oscuro di tutto. Apollo è molto irritato, vorrebbe prenderlo, ma Hermes gli sfugge, è inafferrabile, così dopo un primo momento di smarrimento, Apollo non può fare a meno di sorridere, di fronte ad un bambino “così astuto e imbroglione peggio di un ladro incallito”.

Si decide di lasciar giudicare la faccenda a Giove che, dopo aver ascoltato le due versioni, non può fare a meno anche lui di trovare assai comica la sfacciataggine di quel figlio, al quale però con autorevolezza, alla fine ordina di mostrare il nascondiglio e di restituire gli armenti rubati. Apollo intanto è affascinato dalla lira che Hermes, con molta astuzia mostra quasi per caso, darebbe qualunque cosa per averla! Ed è proprio la musica a mettere pace tra i due fratelli. Hermes non si lascia sfuggire l’occasione propizia  e con impeto generoso, consegna la lira.

 Le trattative però proseguono, Apollo è ancora sospettoso, non si fida, vorrebbe maggiori promesse e garanzie di onestà dal fratello. Alla fine si convince e offre a Hermes, in cambio della lira, non solo tutto il suo bestiame, ma anche il famoso caduceo, simbolo del suo potere.

caduceo

Anche il padre Zeus, troppo occupato a seguire le faccende dei suoi regni, lo nomina in seguito messaggero e mediatore tra gli uomini e gli dei. Hermes saprà stare accanto ai comuni mortali e ascolterà i loro desideri e le loro necessità, mettendo così in contatto il cielo (l’Olimpo) con la terra.  

C’è ancora un altro compito molto importante che riceverà, sempre dal padre: l’incarico di assistere gli uomini nel loro passaggio dalla vita alla morte, accompagnandoli nelle dimore dell’Ade. È chiamato per questo Hermes Psicopompo, che significa “accompagnatore di anime” nel mondo sotterraneo.

Divenne anche il Dio delle strade, il protettore e soccorritore dei viandanti, dei viaggiatori e di tutti quelli che nella vita spesso si ritrovano davanti alla scelta di un nuovo percorso esistenziale da affrontare. Ai crocevia delle strade si potevano vedere colonne con la sua effige, veri e propri cartelli stradali indicanti la direzione da prendere.

E’ instancabile nel suo compito di messaggero: nell’Odissea accompagna Priamo da Achille per supplicarlo di restituirgli la salma del figlio Ettore, sempre lui corre nell’isola di Ogigia ad avvertire Calipso che, per volere degli dei, deve lasciare libero Ulisse di far ritorno in patria, ed è sempre grazie alla sua intercessione che Hades lascia che Persefone torni sulla terra per stare con la madre Demetra.

Era anche il dio dei sogni, considerati messaggi di Zeus, a lui spettava il compito di addormentare i mortali e lo faceva toccando loro gli occhi con la verga magica.

E qui ci fermiamo perchè rischiamo che il vostro Hermes, veloce com’è,  scappi da qualche altra parte………..

 

 

 

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